mercoledì 18 maggio 2011

UN VOTO INCORAGGIANTE

Il silenzio assordante dello sconfitto e il crescente brontolio dei cosiddetti duri sono il commento più autentico alla tornata elettorale e anche la traccia per interpretarne il significato. E per ricavarne, senza esagerare nell’ottimismo, la speranza che le cose stiano cambiando davvero.
Il riferimento principale è ovviamente Milano. Il centrosinistra rimesso in piedi nella sua versione migliore, compresa quindi la sinistra oggi extraparlamentare, stacca di 42.000 voti la destra, sei punti e mezzo in percentuale. Assai significativo il fatto che Pisapia ottiene praticamente gli stessi voti che aveva ottenuto cinque anni fa il candidato di allora (solo 4 mila voti in meno), mentre la Moratti perde, sempre rispetto a cinque anni fa, 80 mila voti. In realtà, essendo diminuiti gli elettori, Pisapia ne guadagna alcune migliaia e la Moratti perde sicuramente più di sessantamila voti, cioè quelli che rappresentano il calo del predellino rispetto alla somma dei voti di FI e AN nelle elezioni del 2006. Notevole anche il calo dei leghisti: è vero che rispetto alle elezioni comunali c’è un aumento assai rilevante, ma altrettanto rilevante (il 5 per cento) è il calo rispetto alle recenti elezioni regionali. Una parte della perdita della destra va al cosiddetto terzo polo (36 mila voti, pari al 5,5%). Più di 21 mila voti li acquisisce il partito di Grillo. Non ho presenti le ricerche dell’Istituto Cattaneo, ma immaginando difficile un flusso complicato (dalla destra alla sinistra e dalla sinistra ai grillini) ne discende che si possono immaginare elettori delusi dalla destra che si spostano sul movimento 5 stelle. E che questo flusso può essere favorito proprio dalla sconsiderata convinzione grillesca di non essere né di destra né di sinistra, ma soltanto qualunquista e antipolitica.
La sconfitta di B è evidente. Milano è la città del suo esordio in politica (e prima dei suoi affari, non sempre limpidi), è la capitale del suo impero. Lo è ancora di più, come ci hanno ricordato decenti commentatori, stando alla sua dichiarazione che era impensabile che dovesse raccogliere (essendo capolista) un numero di preferenze inferiore alle 54 mila raccolte nel 2006, cosa che si è invece puntualmente verificata (ne ha raccolte la metà). Pisapia è certamente in grado di vincere il ballottaggio, non è solo una speranza. E sarà davvero il segno che l’aria è cambiata.
Un altro buon segnale arriva da Napoli. Ed è di segno diverso. Lì è stata sconfitta una delle peggiori tradizioni pd, dalla gestione bassoliniana alle incredibili vicende delle primarie, E c’è la concreta possibilità che un candidato (De Magistris) sostenuto dalla sinistra oggi extraparlamentare vinca il ballottaggio sottraendo oltretutto Napoli alla gestione di uomini vicini al dirigente del predellino locale sul quale pendono accuse di collusione con la camorra.
Ovviamente non dispiacciono proprio le affermazioni a Torino e Bologna, con candidati sostenuti anche in queste città da un centrosinistra prima maniera. Insomma, risultati (confermati dalla gran parte dei risultati registrati nei comuni capoluogo e in quelli maggiori) che devono rispedire al mittente le deliranti aperture dalemiane al terzo polo e permettere di ricominciare un confronto sui contenuti programmatici in vista delle elezioni politiche che i malumori provocati da questa sconfitta della destra sembrano avvicinare.
E infine, non dimentichiamo la grande lezione sarda. Raggiunto facilmente il quorum locale sul referendum antinucleare (ha agito addirittura da trascinamento per le elzioni amministrative in molti comuni dell’isola), il 98 e passa per cento dei cittadini hanno deciso di tenere lontano dalla Sardegna l’incubo delle centrali e delle scorie. Facciamo di tutto per imitarli il 12 e 13 giugno!

giovedì 5 maggio 2011

REALTÀ E INFORMAZIONE


Silviuzzo è un passerottino che svolazza leggiero (la i sottolinea la pronuncia meridionaleggiante). Ha detto proprio così, lunedì scorso, una  sguaiata vegliarda berlusconiana, capigliatura di recente tintura lussureggiante, davanti al tribunale milanese. Mentre svolazza, il passerottino è riuscito: 1) a umiliare ancora una volta il Paese con l’accordo farsa sulla missione libica, la cui sostanza è stata ridicolizzata dagli alleati nel giro di pochi secondi; 2) a far incazzare un po’ dei suoi con la designazione del contabile a successore, peraltro ridimensionata dopo poche ore; 3) a rimpastare il governo, assegnando nove posti di sottosegretario ai mercanti di responsabilità (brilla fra questi un aiuto cuoco in famiglia, buongustaio a suo dire, incaricato di un alto controllo sulle adulterazioni alimentari); 4) a promettere la costituzione di altri dieci sottosegretariati (ci vorrà un provvedimento legislativo ad hoc per superare i limiti attualmente fissati), per calmare le ansie ribollenti di alcuni responsabili (un vecchio paninista del TG1 in prima fila) che, delusi dai mancati premi, potrebbero compiere atti di vera e propria irresponsabilità, come ad esempio la riscoperta di un minimo di dignità. Il tutto in tre giorni (sulle notti è calato il silenzio).


Intanto si umilia la decenza democratica e si truffano i cittadini con la soppressione di fatto di tutti i referendum, perché è sempre più difficile convincere la gente ad andare a votare anche solo per dire di NO al legittimo impedimento.
Intanto la benzina e il gasolio corrono, il contabile guarda con soddisfazione alla crescita delle accise mentre i petrolieri continuano i loro voluminosi incassi, destinabili da alcuni ad altri investimenti in deludenti imprese calcistiche, deludenti per chi ancora purtroppo pensa al tifo come a qualcosa di serio, perché per gli impresari sono sempre e soltanto business.
Intanto la disoccupazione giovanile cresce a ritmo giornaliero e aumentano le crisi industriali, la cassa integrazione, la messa in mobilità, il disastro di un economia senza timone e senza rotta.
Ma intanto, quello che si sente dire nella opposizione parlamentare è che ci vuole crescita, è che ci vuole nuovo sviluppo. Frasi vuote e pericolose, che non significano più nulla, anzi peggio. Mai, neanche per sbaglio, che si senta dire che occorre una nuova, gigantesca redistribuzione, attraverso strumenti fiscali e legislativi, capaci questi ultimi di restituire e rafforzare diritti a chi ne è stato privato nei fatti. La beatificazione dello sviluppo serve solo a far giudicare positiva la proposta delle 50 mila Maserati, ma dove, ma quando! Mai che si senta dire che occorre un nuovo piano pubblico di controllo e gestione di servizi essenziali e di reparti industriali di eccellenza. Mai che si senta dire che i grandi evasori (e anche un po’ di medi) devono sostituire nelle carceri gli immigrati clandestini e che i loro reati devono essere considerati almeno come la associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio dell’economia del paese (in questo caso l’associazione può essere ammessa anche in caso di non conoscenza conclamata dei protagonisti del reato, perché in effetti si tratta davvero di una banda!).
No, cose troppo serie e impegnative. Intanto occupiamoci con passione necrofila del dibattito in corso sulla trasmissione o meno delle foto del corpo di Bin Laden e su tutta la dietrologia che si infiamma intorno all’argomento. Tanto è sicuro: fra qualche giorno i cattivi maestri della informazione manipolata qualche altra cosa su cui concentrare l’inutile attenzione delle masse la trovano.

domenica 1 maggio 2011

IL BEL PAESE

È sempre utile cercare di approfondire la conoscenza delle stranezze di questo nostro Paese. Mi è capitato di essere sollecitato alla sottoscrizione per una lista che concorre nelle prossime elezioni amministrative comunali, cosa sicuramente del tutto legittima, ma sono stato colpito nell’apprendere sul momento un dato quanto meno singolare. Il comune è Propata, nell’alta Val Trebbia, posto incantevole. Ma il dato singolare che mi ha subito colpito è il rapporto tra numero degli abitanti e competizione politico-amministrativa. Così ho cercato di approfondire la questione in rete. E i risultati sono questi.
Propata è un comune con una dimensione di poco più di 16 chilometri quadrati (su un sito poco esperto di aritmetica li riducono a 16 mila metri quadrati, in realtà espressa in mq la superficie sarebbe di 16 milioni): all’incirca un quadrato con 4 chilometri di lato. Conta una popolazione di 167 abitanti (censimento al 31 dicembre 2007): 97 maschi e 70 femmine (di solito vengono sempre prima i maschi, e non solo in caso di maggioranza numerica). Quasi metà della popolazione è al di sopra dei 65 anni, mentre solo il 5 per cento ha un’età inferiore ai 14 anni. Non ci sono scuole, farmacie, neppure banche. C’è un ufficio postale, e ovviamente una chiesa parrocchiale, intitolata a san Lorenzo, del quale, altrettanto ovviamente, si celebra la festa patronale il 10 agosto, cadenti o no le stelle. C’è anche un ristorante-albergo, che immagino svolga anche le funzioni di bar, dal momento che i siti non segnalano la presenza di questi esercizi nel territorio comunale, che prevede anche la presenza di tre frazioni.


Il comune ha naturalmente un sindaco, anzi l’uscente è una sindaca; due assessori (il sito non informa sulla specificità delle deleghe assessorili); ben 12 (dodici) consiglieri. Meno male che i due assessori (una donna e un uomo) ricoprono anche la carica di consiglieri. In ogni caso abbiamo tredici incaricati di amministrare e dirigere il comune per 167 abitanti, compresi i neonati, cioè un amministratore ogni 13 abitanti. È in pieno svolgimento la campagna elettorale, per la quale sono in lizza 6 (sei) liste! Gli elettori immagino siano all’incirca 150. Se andassero a votare tutti (sarebbe l’unico caso in Italia) e se le liste avessero un consenso più o meno equivalente, dato il meccanismo elettorale dei comuni inferiori a 15.000 abitanti sindaco e maggioranza dei consiglieri verrebbero eletti con il voto di 26 concittadini. Più o meno come se quei cittadini votassero per se stessi, o se si trattasse di eleggere il sindaco in famiglia.
Con tutto il rispetto che posso avere per Propata e per i suoi abitanti credo che siamo in presenza di due follie. La prima riguarda la possibilità che in Italia ci siano potestà amministrative che riguardino numeri così esigui di cittadini (e Propata è solo uno dei tantissimi casi esistenti), senza dimenticare che il comune è inserito anche in una Comunità montana, questione che non tratto per non dilungarmi. Ci sono ben altri modi per salvaguardare le specificità e le tradizioni culturali dei territori. La seconda riguarda la frammentazione politica e l’incapacità di unire forze e orientamenti capaci di offrire indirizzi e programmi efficaci per la tutela della democrazia e dei valori costituzionali. Insomma, ciò che offre al grillismo ulteriori argomenti di polemica anti-politica.