domenica 16 settembre 2012

DI SINISTRA



Qualche giorno fa la Federazione della sinistra, SEL, Verdi e IdV hanno lanciato il referendum per la reintroduzione dell’articolo 18 in difesa del diritto del lavoro. Ottima cosa. Il valore di questa iniziativa è soprattutto politico: significa che è possibile unire forze diverse intorno a un obiettivo che è sicuramente DI SINISTRA (a dimostrarlo basterebbero le dichiarazioni di Sacconi, Sgarbi, Santanchè e via vomitando, alle quali si sono aggiunti i deliri di Monti sulla responsabilità della crisi attribuita alle garanzie costituzionali dei lavoratori e il silenzio di Grillo).
L’iniziativa nazionale non ha avuto a livello locale l’eco e lo spazio che meriterebbe, perché è sempre molto difficile superare divisioni, beghe, litigi, incomprensioni che caratterizzano i gruppetti dirigenti. E anche perché, in qualche caso, i dirigenti di quelle formazioni a livello locale è proprio impossibile definirli “di sinistra”. Tuttavia, qualcosa occorre fare, e provo a proporla.

Penso che quella decisione possa e debba costituire un importante punto di partenza, proprio perché è DI SINISTRA. E lo è perché tutta la vicenda che ha accompagnato gli attacchi forsennati allo Statuto dei lavoratori, dalla cosiddetta legge Biagi alla cosiddetta riforma Fornero, ha rappresentato il fulcro dell’azione della DESTRA, di governo e del paese. E’ stata la cartina di tornasole per ridefinire gli spazi della politica, la SINISTRA e la DESTRA, contro tutte le sciocchezze che si sono dette a sproposito: “destra e sinistra non esistono più”, “sono tutti uguali” e via delirando o grillando.

Sopra quella pietra occorre metterne qualcun’altra. Patrimoniale per le grandi ricchezze; tassazione delle rendite finanziarie (in rapporto al reddito complessivo più che alla rendita in quanto tale); controllo sulle attività borsistiche e speculative; banche pubbliche che riducano fortemente lo strapotere delle banche private.
E soprattutto una politica industriale fondata sulla ricostruzione di grandi imprese pubbliche.
Quest’ultima è forse, oggi, la questione decisiva. I grandi gruppi privati, interessati esclusivamente all’arricchimento finanziario e per nulla al cosa e al come produrre (Marchionne insegna), non risolveranno nulla ma provocheranno solo ulteriori distruzioni del patrimonio industriale e lavorativo del Paese.
Questi contenuti vanno riportati in mezzo alla gente in carne ed ossa, devono costituire la rifondazione della politica, offrire prospettive. Essere la proposta concreta del che cosa fare, per mettere in secondo piano ogni discorso ideologico di parte capace solo, oggi, di produrre divisioni.
Per ottenere qualche risultato credo sia necessario ripartire dalla disponibilità delle persone, per superare la sfiducia crescente che colpisce, a torto o a ragione, i gruppi dirigenti dei partiti. Un gruppo può forse servire a questo scopo.

Viste le esperienze precedenti, apro questo gruppo DI SINISTRA “chiuso”, e invito chi si considera d’accordo a chiedere l’iscrizione. Proviamoci ancora.