Qualche giorno fa la Federazione della sinistra, SEL,
Verdi e IdV hanno lanciato il referendum per la reintroduzione dell’articolo 18
in difesa del diritto del lavoro. Ottima cosa. Il valore di questa iniziativa è
soprattutto politico: significa che è possibile unire forze diverse intorno a
un obiettivo che è sicuramente DI SINISTRA (a dimostrarlo basterebbero le
dichiarazioni di Sacconi, Sgarbi, Santanchè e via vomitando, alle quali si sono
aggiunti i deliri di Monti sulla responsabilità della crisi attribuita alle
garanzie costituzionali dei lavoratori e il silenzio di Grillo).
L’iniziativa nazionale non ha avuto a livello locale
l’eco e lo spazio che meriterebbe, perché è sempre molto difficile superare
divisioni, beghe, litigi, incomprensioni che caratterizzano i gruppetti
dirigenti. E anche perché, in qualche caso, i dirigenti di quelle formazioni a
livello locale è proprio impossibile definirli “di sinistra”. Tuttavia,
qualcosa occorre fare, e provo a proporla.
Penso che quella decisione possa e debba costituire un
importante punto di partenza, proprio perché è DI SINISTRA. E lo è perché tutta
la vicenda che ha accompagnato gli attacchi forsennati allo Statuto dei
lavoratori, dalla cosiddetta legge Biagi alla cosiddetta riforma Fornero, ha rappresentato
il fulcro dell’azione della DESTRA, di governo e del paese. E’ stata la cartina
di tornasole per ridefinire gli spazi della politica, la SINISTRA e la DESTRA,
contro tutte le sciocchezze che si sono dette a sproposito: “destra e sinistra
non esistono più”, “sono tutti uguali” e via delirando o grillando.
Sopra quella pietra occorre metterne qualcun’altra.
Patrimoniale per le grandi ricchezze; tassazione delle rendite finanziarie (in
rapporto al reddito complessivo più che alla rendita in quanto tale); controllo
sulle attività borsistiche e speculative; banche pubbliche che riducano
fortemente lo strapotere delle banche private.
E soprattutto una politica industriale fondata sulla
ricostruzione di grandi imprese pubbliche.
Quest’ultima è forse, oggi, la questione decisiva. I
grandi gruppi privati, interessati esclusivamente all’arricchimento finanziario
e per nulla al cosa e al come produrre (Marchionne insegna), non risolveranno
nulla ma provocheranno solo ulteriori distruzioni del patrimonio industriale e
lavorativo del Paese.
Questi contenuti vanno riportati in mezzo alla gente
in carne ed ossa, devono costituire la rifondazione della politica, offrire
prospettive. Essere la proposta concreta del che cosa fare, per mettere in
secondo piano ogni discorso ideologico di parte capace solo, oggi, di produrre
divisioni.
Per ottenere qualche risultato credo sia necessario
ripartire dalla disponibilità delle persone, per superare la sfiducia crescente
che colpisce, a torto o a ragione, i gruppi dirigenti dei partiti. Un gruppo
può forse servire a questo scopo.
Viste le esperienze precedenti, apro questo gruppo DI
SINISTRA “chiuso”, e invito chi si considera d’accordo a chiedere l’iscrizione.
Proviamoci ancora.