Che l’Europa (non dimentichiamo che il partito
popolare è quello di maggioranza relativa e di fatto esprime il governo
europeo) indichi il candidato preferito per guidare l’Italia nella prossima
legislatura non mi pare una buona cosa. E’ vero, si può obiettare, è stata una
riunione di partito. Ma così dicendo si nasconde che lì c’erano rappresentanti
di primo piano dei governi, a cominciare dalla Merkel, che davano ben altra
ufficialità alla riunione. Lo stesso sobrio tecnico vi ha partecipato in quanto
capo quasi dimissionario del governo italiano (d’altra parte non è membro del
parlamento europeo e neppure fa parte di uno dei partiti che concorrono alla
formazione del partito popolare europeo). Nessuno ha sollevato problemi sotto
questo profilo, e anche ciò non mi pare buona cosa.
Non riduce la pericolosità di un simile accaduto la
considerazione che quella riunione ha ribadito la assurdità della ricandidatura
della mummia, come lo definisce la grande stampa europea. Non possiamo
accontentarci di così poco, né il ridicolo che ricopre la mummia in tutto il
mondo civile può farci recuperare ottimismo.
E’ certo che la situazione di sottostima in cui versa
il paese e che sembra legittimare un intervento sovranazionale deriva proprio
dall’operare della mummia in questi diciotto anni trascorsi (ai quali vanno
aggiunti, non scordiamocelo mai, quelli del maestro della mummia, il Bottino).
Ma anche ciò non riduce il senso di smarrimento che può derivare dai fatti che
si srotolano in questi giorni.
C’è tanto da fare, allora. E di tempo ne rimane
pochissimo, se pensiamo che altri cinque anni nelle condizioni di oggi
probabilmente non ce li possiamo permettere. Ciò che si muove a sinistra non va
molto al di là di qualche balbettio, purtroppo. E in ogni caso non si parla mai
con sufficiente chiarezza delle cose da fare. Allora, al di là dei personaggi
ai quali le potremmo rivolgere come domande per verificare la loro credibilità
a candidarsi, propongo qui una serie di punti che potrebbero rappresentare un
programma. Con una considerazione preliminare: intorno a quel programma
occorrerebbe costruire uno schieramento maggioritario, per definire il quale è
del tutto prevedibile che ad alcuni punti sarebbe necessario rinunciare, altri
potrebbero essere modificati, altri potrebbero essere aggiunti. Insomma, quello
che succede quando non si fanno chiacchiere ma si vuole fare politica.
Ecco i punti che mi paiono, salvo errori ed omissioni,
qualificanti di un programma per rinnovare le condizioni della politica e del
paese.
- Ripristinare l’articolo 18.
- Garantire gli esodati e ammorbidire la tagliola Fornero sulle pensioni.
- Ritirare le truppe dall’Afghanistan.
- Sospendere l’acquisto dei cacciabombardieri.
- Rispettare la Costituzione, chiudendo le sedi fasciste.
- Introdurre il codice identificativo alfanumerico per le forze dell’ordine.
- Introdurre una tassa aggiuntiva del 15% sui soldi rientrati con il condono Tremonti.
- Stipulare l’accordo con la Svizzera per tassare le ricchezze italiane abusivamente custodite nelle banche di quel paese, come hanno fatto già altri Stati?
- Introdurre una patrimoniale di almeno il 5% sui patrimoni superiori a 1 milione di euro?
- Modificare le aliquote e gli scaglioni fiscali, introducendo un’aliquota del 45% per la quota di reddito superiore ai 200.000 euro lordi (attualmente è 43) e un’aliquota del 49% per la quota di reddito superiore ai 500.000 euro (si noti che sarebbe comunque meno di quello che facevano pagare ai ricchi i democristiani!). Calcolare bene le entrate aggiuntive e ridurre parallelamente le aliquote per quelli al di sotto dei trentamila euro.
- Introdurre regole e pene severe per gli evasori.
- Restituire allo Stato la capacità-possibilità di intervento diretto nella politica industriale del paese, nelle scelte produttive e nella gestione.
- Dare la cittadinanza a tutti gli umani nati nel territorio della Repubblica.
- Approvare una legge decente sul fine vita.
- Approvare le unioni civili.
- Fare la legge sul conflitto di interessi.
- Affidare la direzione del servizio pubblico televisivo ai giornalisti ed eliminare le nomine dall’alto.
- Ridurre il numero dei parlamentari, delle province, dei comuni (molti si possono accorpare dal punto di vista amministrativo pur senza perdere la storia e la memoria) e naturalmente dei consiglieri comunali, provinciali, regionali; ridurre stipendi e indennità; rimodellare il finanziamento pubblico con obbligo di trasparenza. E modificare la legge elettorale in senso proporzionale con sbarramento e preferenze.