sabato 13 agosto 2011

MANOVRA E COSTI DELLA POLITICA

Qualche mese fa, esattamente il 1° maggio, avevo pubblicato sul blog un articolo che riguardava un aspetto particolare della pubblica amministrazione; aspetto che, dopo la oscena manovra, è diventato l’argomento principale dietro il quale governo, giornali di destra e corifei di varie collocazioni nascondono, o cercano di nascondere, le porcherie aggravate con le decisioni assunte. Anche la grande informazione e pezzi dell’opposizione parlamentare si uniscono al coro senza sollevare i necessari distinguo.


In quell’articolo parlavo del comune di Propata, incantevole paese dell’entroterra genovese, in Val Trebbia, che contava 167 abitanti nel censimento del 2007 e che nelle elezioni di maggio ha eletto un sindaco e dodici consiglieri. Nulla da obiettare alla decisione di accorpare i comuni sotto i mille abitanti, che si contano oltre il migliaio (oltretutto è possibile, come è il caso di Propata, che facciano già parte anche di una Comunità montana). Ma a fare due conti della serva già si evince che queste soppressioni eliminano da sole quindicimila delle 54 mila “poltrone” annunciate dal solito imbonitore imbroglione, ammesso che gli sgabelli di Propata possano definirsi tali. E lo stesso discorso vale anche per il risparmio economico: non risulta che i consiglieri di Propata consumino tutti i giorni caviale a un euro e mezzo!
Insisto su una questione di fondo, perché anche su FB si stanno sprecando le considerazioni sulla punizione della casta. La mia convinzione è che l’argomento (ripeto, senza nulla togliere al fatto che sia giusto operare elementari razionalizzazioni nell’amministrazione) venga usato per buttare fumo negli occhi, accrescere il disgusto per tutto ciò che attiene alla politica (non è un caso che l’abolizione di comuni e provincie stia sotto il titolo di riduzione dei costi della politica), diffondere un qualunquismo che definisco senza mezzi termini di natura fascista. E non è un caso che il capo della CISL, che non spreca neppure un sussurro sulla carneficina dei diritti sindacali, parli anche lui prevalentemente della riduzione dei costi della politica. Naturalmente si guarda bene dal citare quanto costino gli enti bilaterali, che al gruppo dirigente della CISL fanno particolarmente gola per la collocazione di un po’ di clienti.
A pagare, come sempre, sono i lavoratori dipendenti. Anche l’aumento delle aliquote che si voleva introdurre per i lavoratori autonomi è saltato. Cioè, i colpiti dalla manovra a tutti i livelli, anche i titolari di redditi medio-alti, sono solo i lavoratori dipendenti, quelli che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo. Piccoli e grandi evasori no. A quelli neanche un buffetto sulla guancia, forse hanno ritenuto che di questi tempi un altro condono sarebbe stato troppo.
Lavoratori dipendenti e poveri. Un taglio di 8 miliardi di euro agli enti locali che cosa produrrà se non un aggravamento insopportabile della condizione sociale, con ricadute sui servizi già così carenti? Vedremo che cosa succederà nel corso del dibattito parlamentare, quando forse si conosceranno le controproposte del PD, ripetutamente annunciate ma assolutamente ignote. Intanto si stanno muovendo le organizzazioni dei lavoratori degne di questo nome. Lo sta facendo la FIOM. Dobbiamo lavorare perché lo decida in fretta la CGIL. Suggerirei al gruppo che mi tempesta su FB di cambiare titolo e finalità: invece di “Camusso dimettiti” propenderei per “Camusso promuovi”, ovviamente lo sciopero generale al più presto.

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