Alla
fine ha dovuto chiedere scusa due volte per averla condotta male; sarebbe
dignitoso riconoscere che è stata organizzata peggio. Mi riferisco a Leader, la trasmissione malcondotta da
Lucia Annunziata, andata in onda venerdì sera su RAI 3, presentata come la
grande novità che avrebbe dato, nel corso di quattro puntate, i capi delle
principali liste “in pasto” ai cittadini. Primo ospite Ingroia, accompagnato da
un po’ di candidati della lista Rivoluzione civile. Senza sorteggio,
ovviamente, ma in base alla caratura del peso politico (vedremo la conferma
nelle prossime puntate, se la direzione RAI non provvederà a sostituirla con
qualcosa che abbia almeno il sapore della decenza). E subito qualcosa di strano
c’è. Fra i candidati che accompagnano Ingroia c’è l’ex cinque stelle Favia (con
l’accento sulla prima a, occorre precisarlo perché anche la conduttrice lo
chiama Favìa, e lui giustamente la corregge, come dovrà fare anche con altri
ospiti della trasmissione). Però, accenti a parte, la sua presenza giustifica
il collegamento con un ampia palestra con grandi gradinate nella quale si
esibisce Grillo, che mostra le sue doti di camminatori andando da una parte
all’altra inseguito da una nutrita truppa di cameraman e portamicrofoni.
C’entra? Forse, perché una prima accusa (o domanda) a Ingroia riguarda la
possibile alleanza con il grand hotel. Giornalismo spinto, vedremo nelle
prossime puntate.
Di
possibili consumatori del “pasto” c’erano, al freddo, in piazza, una quindicina
di operai di Pomigliano, qualche dipendente del San Filippo, un paio di giovani.
Sul finire della puntata sono stati accolti in un una sala attigua e hanno
potuto rivolgere un paio di domande. Prima, cioè per tre quarti di
trasmissione, le domande la hanno fatte: una giornalista di Repubblica e il
graziato direttore del Giornale (che naturalmente è stato protagonista di uno
dei suoi soliti numeri tesi a impedire che da casa si capisse qualcosa); un
rappresentante dei piccoli imprenditori trevigiani; un rappresentante di
quartiere di Scampia, interessato soltanto a sapere perché un consigliere di
Napoli sia stato candidato in Veneto; un sindacalista dei militari, comunque
almeno contrario alle spese per armamenti, droni inclusi; un rappresentante di un’associazione
di omosessuali, giustamente desideroso di sapere quale fosse l’orientamento di
Ingroia sul tema dei diritti civili. Non potevano mancare due sindaci
valsusini, interessati a sapere come il programma di Rivoluzione civile potesse
essere contrario alla TAV avendo fra i promotori Di Pietro che la TAV la aveva
approvata e sostenuta quando era ministro. La conduttrice non è stata neppure
sfiorata dalla curiosità e non ha domandato ai due sindaci quale fosse semmai
la loro posizione sulla TAV rispetto a quella dei molti cittadini valsusini.
Anche per la circostanza che i due appartengono a due partiti schierati
energicamente a favore della TAV: uno del PD e l’altro del PDL: questo, a
scanso di equivoci, ha precisato di essere un galantuomo.
C’era
già materia per sospettare una trasmissione condotta male e organizzata peggio.
La certezza è arrivata quando sono entrati in scena i “cittadini”. Un operaio
di Pomigliano ha inveito contro le critiche a Marchionne che servono solo a
denigrare un’azienda che investe un miliardo (Bonanni non deve avergli spiegato
che di miliardi da investire ne aveva promessi 24!). L’ospedaliero si è
limitato a urlare che sono mesi che lui e sua moglie, anch’essa dipendente del
San Filippo, non percepiscono stipendio, questione che è davvero difficile
attribuire come colpa ad Ingroia. Che cercava di rispondere, spesso in maniera
poco brillante e convincente. Alla fine hanno cercato di intervenire anche la
sorella di Stefano Cucchi e la madre di Federico Aldrovandi, ma l’Annunziata ha
presto interrotto entrambe con il solito artificio dei tempi stretti, quando si
è resa conto che la cosa si complicava sul tema scottante delle violenze
attribuibili a corpi dello Stato.
Insomma,
come erano belle le Tribune politiche condotte da Jader Jacobelli e Ugo
Zatterin! Belle anche perché a rispondere c’erano Togliatti, Nenni, persino
Fanfani, e poi Moro, Pertini e il più grande di tutti, l’Enrico. Ecco,
l’Annunziata non è certo Jacobelli e neppure Zatterin. Purtroppo anche Ingroia
non assomiglia a quegli altri.
E
non è certo un difetto soltanto suo. Mala tempora currunt.
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