Lunedì il balletto ricomincia.
Giuramento, un po’ di chiacchiere sulla democrazia e sul senso di
responsabilità condiviso. E poi via alle cose serie. Fare il governo, ma non
solo. Cioè, concretizzare l’inciucio, garantire chi ha problemi (quelli di
casta, non di vita) e coprire le malefatte. Naturalmente (così diranno, senza
vergogna) per affrontare i gravi, anzi gravissimi, non basta, tremendi problemi
del paese (ormai con la p minuscola, visto come lo hanno ridotto).
Uno scenario mi sono permesso di
tracciarlo quando la banda dei quattro (B B M M, dove la seconda M sta per
Maroni) sono andati a piangere al colle: Amato premier e Berlusconi senatore a
vita, e quindi immune per sempre. Poi Maroni ha fatto qualche bizza, Amato non
lo vuole. Non è difficile fargli cambiare idea, basterebbe insinuare qualche
dubbio sulla sua carica di governatore in Lombardia, ma insomma, non è il caso
di complicarsi la vita. E allora vai con altre lungimiranti ipotesi.
La prima è davvero straordinaria.
Un bel governo con dentro saggi e attuali ministri a volontà, presieduto da
Enrico Letta con vice Gianni Letta. Zio e nipotino, stupendo: finalmente un
governo che si occuperà della famiglia!
Ma se ne affaccia anche un'altra:
incarico a Grasso, attuale taciturno presidente del senato. Questa scelta è più
sottile dell’altra: si libera un posto. Un’occasione da non perdere per
riequilibrare le cariche istituzionali, si fa per dire. D’altra parte Boldrini
e Grasso li aveva scelti il PD, e visto lo stato comatoso intervenuto non vorrà
mica pretendere di conservarle! Ma l’obiettivo sottile è un altro. Proviamo a
pensare chi potremmo eleggere presidente del senato al posto di Grasso. Ma dai,
non è poi così difficile, un nome a caso: Berlusconi! Non per altro si è fatto
eleggere al senato; di lui si può pensare e dire il peggio immaginabile, ma non
che sia uno stupido. Al fondo c’è che da presidente del senato, seconda carica
della repubblichetta, in caso di impedimento si fa il saltino alla prima. E
l’impedimento, vista l’età del attuale inquilino (e senza fare scongiuri in
nessun senso), non è impossibile. Silvio coronerebbe così uno dei suoi sogni
per niente nascosti e più ambiziosi. Poi, alla provvisorietà dell’incarico si
potrebbe sempre porre rimedio con la rielezione mediante un altro inciucio.
Renziani, margheritoni, veltroniani, dalemiani e giovani turchi stanno già
meditando, se così si può dire.
E allora? Consegniamo il paese a
Grillo e Casaleggio? Vedremo domani come gli effetti di queste giornate in
parlamento si rifletteranno nel voto in Friuli-Venezia Giulia. La questione di
fondo è che quel voto, ancora sostanzialmente di protesta e di rabbia, per
altro del tutto comprensibili e giustificabili, coinvolge sempre di più un
elettorato proveniente da un voto di sinistra. A cominciare proprio da questi
occorrerebbe spiegare che la peggiore posizione dei due guru resta quella di
continuare a non voler distinguere tra sinistra e destra, per succhiare anche
da quella parte. E invece la differenza esiste sempre, eccome. Ma non viene
fuori se ci si ostina soltanto a sventolare bandiere, simboli e nomi. Viene
fuori, evidente e chiara, se si passa finalmente alle cose da fare, al come
farle, con quale reperimento delle risorse e con quale prioritaria destinazione.
Se si comincia finalmente a parlare anche con i numeri e non soltanto con gli
slogan fatti di parole. Se, come si diceva una volta, c’è un programma.
Occorrerebbe lavorare in questa
direzione. Almeno proviamoci.
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