Visualizzazione post con etichetta FIOM. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta FIOM. Mostra tutti i post

mercoledì 19 gennaio 2011

FACCIAMO TORNARE L’UMANITÀ

Nella trasmissione Le Storie – Diario italiano, che va in onda all’ora di pranzo su RAI3, Corrado Augias ha presentato oggi L’ira di Remo Bodei, commentandolo in studio con l’autore,.
Mi ha molto colpito un’immagine colta tra i ricordi del libro: un marine di colore, entrato ad Auschwitz con le truppe americane, si è messo ad urlare con una veemenza inaudita tutto il suo dolore e il suo raccapriccio. Qualcuno ha avuto la grande intuizione di commentare: “Ecco, è tornata l’umanità!”.
Nessun parallelismo, per carità, ma penso che sia utile mettersi a gridare, almeno in qualche occasione. E che sia utile farlo in tanti, tutti insieme, all’unisono o alternandosi, con quelle spontanee regie che si creano anche quando si è in tanti perché rappresentano anch’esse l’espandersi di una forte condivisione, di un comune sentire, di una necessità avvertita.


Avremo fra qualche giorno una importante occasione: il 28 gennaio, fin dal mattino, unendoci allo sciopero proclamato dalla FIOM. C’è da rivendicare la dignità dimostrata dai tanti operai di Mirafiori; il diritto al lavoro senza ricatti vergognosi; un salario che consenta almeno di sopravvivere (adesso si riempiono la bocca di ciò che è in vigore in molte fabbriche tedesche, quelle stesse che hanno mandato a quel paese Marchionne e le sue innovazioni contrattuali); la necessità di garantire il diritto alla rappresentanza nei luoghi di lavoro. Tutti obiettivi che possono, anzi devono, essere ricompresi in un’unica, semplice, ma insieme grande e complicata finalità: la piena applicazione della Costituzione in ogni aspetto della nostra vita quotidiana.
Semplice, perché si tratta di rispettare la legge fondamentale; grande e complicata, perché questa destra balorda e oscena quella legge l’ha già violata più volte e proprio nei suoi cardini.
Essere in tanti, il 28 gennaio. Lavoriamo perché anche visivamente, nelle piazze, risulti chiara un’unità di popolo, a cominciare dai soggetti più presenti oggi sulla scena della riscossa civile: lavoratori, studenti, precari, mondo della ricerca. E gridiamo forte. Perché un urlo capace di rivendicare dignità e cultura è molto più efficace di un sasso: colpisce nei sentimenti e nella ragione. Può far tornare l’umanità.

Giuliano Giuliani



sabato 15 gennaio 2011

E’ LA DEMOCRAZIA, BELLEZZA!

Comincio dai numeri. Dei 5434 dipendenti di Mirafiori hanno votato 5119; 59 le schede bianche e nulle; voti validi, quindi, 5060, il 93,1% degli aventi diritto.
Una prima osservazione sorge spontanea. Se le forze politiche di centrosinistra avessero la capacità di chiamare una simile percentuale di cittadini al voto, probabilmente B lo avremmo mandato a casa da un bel po’ di tempo. Non è certo una novità che l’astensionismo punisce in primo luogo l’opposizione e la sinistra in particolare.


L’espressione di voto ha visto 2735 dipendenti favorevoli all’accordo (54%) e 2325 contrari (46%). Se analizziamo l’andamento del voto nei reparti (come è stato fatto con qualche errore di conteggio) abbiamo questi dati: gli operai hanno espresso 2314 Sì e 2305 No, mentre gli impiegati hanno votato in massa per il Sì (421 contro 20). Ci sono distinzioni anche nel voto operaio, perché nei reparti del montaggio (dove la riduzione delle pause ha colpito pesantemente) il No ha prevalso nettamente mentre dove esiste la possibilità del turno notturno continuativo (che accresce la busta paga per via dell’indennità) c’è stata una maggioranza di Sì. Sembra quindi che abbiamo avuto un qualche peso nella decisione di voto le condizioni materiali e contrattuali che caratterizzano la posizione lavorativa, oltre naturalmente al pesante ricatto messo in atto dal padrone.
In definitiva, il voto degli impiegati ha avuto senza dubbio un peso, ma non decisivo, perché anche fra gli operai ha finito col prevalere il Sì, anche se per soli 9 voti. Ciò nulla toglie allo straordinario risultato ottenuto dalla FIOM, che ha visto un consenso alle posizioni sostenute almeno doppio rispetto alla percentuale di iscritti. Soprattutto non toglie nulla al grande coraggio civile e politico che ha sostenuto coloro che hanno votato No.
In ogni caso, tuttavia, possono sorgere altre domande. E’ giusto che un impiegato, al quale nessuna norma aggiuntiva impedisce di usufruire della toilette più volte al giorno, decida se l’operaia e l’operaio alla catena debbano o non debbano godere di un diritto analogo? Sarebbe giusto che l’operaio e l’operaia della catena decidessero che l’impiegato debba manovrare la tastiera del computer con l’alluce del piede sinistro, perché così, intanto, con le mani sistema gli incartamenti?
E’ questo il senso del titolo di questa nota. E’ il limite della democrazia, ma non è stato ancora inventato niente di meglio, a ben vedere. Perché con tutti i limiti, con la democrazia quel risultato, che oggi ha visto prevalere l’assenso mal digerito alle imposizioni del padrone, può essere ribaltato, facendo crescere ancora una coscienza dei propri diritti, una coscienza politica diffusa e condivisa. Non fermiamoci a quei 410 voti in meno (ben poca cosa rispetto ai quarantamila che segnarono la sconfitta storica della classe operaia torinese trent’anni fa), tanto meno a quei 9 voti in meno. Cerchiamo di ripartire dall’esempio storico e coraggioso che gli operai del montaggio ci hanno fornito. E accresciamo le nostre convinzioni.
Una nota per farlo. Lunedì andiamo a vedere l’andamento dei titoli delle due nuove società inventate da Marchionne. E’ assai probabile che saliranno, e che costui vedrà aumentare ancora il profitto delle sue stock option, mentre i lavoratori di Mirafiori andranno in cassa integrazione, con congrua riduzione delle loro opzioni di sopravvivenza, fino a dicembre 2011. Per convincerci che si dovrà fare molto per riempire la democrazia di clausole di uguaglianza.

Giuliano Giuliani