martedì 8 febbraio 2011

ROSA E GRIGIO SCURO

Durante Ballarò, i sondaggi della IPSOS ci hanno informato che due italiani su tre pensano che B debba dimettersi e che una coalizione di centrosinistra oggi ha più consensi del centrodestra. Resta il dato allarmante dell’astensionismo crescente, ma sono dati che possono averci reso meno intollerabili le presenze del cosiddetto ministro Sacconi e della imprenditrice Todini. La padrona del mattone ha suggerito a B di trovarsi una compagna, dimenticando le recenti dichiarazioni sulla fidanzata e ricordando invece i complimenti che B le rivolse nel ’94, ma sembra esclusa una profferta.


Sacconi ha fatto ben di peggio. Ha provato a mettere in discussione il sondaggio contrapponendo quello di cui si serve il padrone, una società che poi Pagnoncelli ha dimostrato essere assolutamente poco credibile quanto a comportamenti. Ha attaccato le parafarmacie, dicendo che il prefisso para è già dimostrazione di scarsa attendibilità, ma dimenticando che non vale sempre: infatti nel caso di paraculo (cioè nel suo caso) non vale. Non ha rinunciato all’esercizio del caprone, cioè allo scuotimento del testone quando si accorge di essere inquadrato mentre sta parlano l’altra parte politica, che è una delle prime cose che il capo pretende da tutte le comparse televisive. Ha delirato sul piano casa, il piano Sud e la modifica dell’articolo 41 della Costituzione. Per sua sfortuna, o disattenzione, tra lo stuolo di simpatizzanti battimano che aveva alle spalle c’era una signora, costantemente inquadrata, affetta purtroppo da un fastidioso e frequentissimo tic orale che le procurava continue smorfie, in grado peraltro di sottolineare efficacemente le sciocchezze del Sacconi.


Sforziamoci di essere seri. Mentre queste insopportabili presenze continuano a raccontare favole, da altre fonti si apprendono cose davvero interessanti. 1) La situazione dell’edilizia residenziale è tale che si calcola per ogni nuovo nato una disponibilità di 38 vani: in questa condizione l’unica cosa credibile è, da un lato, un piano di riconversione per aumentare la ricettività solidale, e dall’altro un impegno di lavori pubblici disseminati sul territorio. 2) Scopro che la prima automobile progettata era elettrica (se ne occupava lo stesso Edison): oggi si lavora per ritornare alle origini, dopo che il motore a benzina fu la illogica conseguenza del potere del petrolio. 3) A Berlino stanno progettando una casa per una famiglia media (quattro persone, perché lì i bambini nascono più frequentemente) che è totalmente autonoma sul piano energetico (nel garage c’è persino la presa per ricaricare l’auto elettrica), e che riesce addirittura ad erogare l’energia in eccesso rispetto ai consumi.
Non potrebbero essere tre cosette sulle quali misurare una capacità di stendere programmi credibili per il futuro di questo nostro Paese?

Giuliano Giuliani

lunedì 7 febbraio 2011

DIECI GIORNI DI CATTIVERIE

Calearo, ex pd oggi nel gruppo dei responsabili, ha detto che se B chiama, lui è pronto; corona il sogno di Veltroni: avere un suo uomo al governo! Pannella dice che dipende da quanto B è in grado di offrire: è geloso di capezzone!

Al TG3 il segretario della CISL non perde l'occasione per dimostrare ancora una volta la sua collocazione a fianco (o meglio ai piedi) di governo e padroni. Giustifica Marchionne e dice che i veri nemici sono i giornalisti che fanno fumo sull'abbandono di Torino. Quando gli chiedono perché il governo ha fatto poco e niente per la crisi, dice che anche le regioni e i comuni (che sono troppi) non hanno fatto molto. Che cialtrone! Ma gli iscritti CISL se le bevono tutte?

Presso il ministero dello sviluppo economico (che controlla anche la RAI, non per niente il ministro è tale Romani, uomo mediaset) hanno costituito un dipartimento che dovrebbe occuparsi della tutela dei bambini davanti al televisore. Poi il neonominato direttore dice che i giornalisti devono essere più cauti. Cioè non si preoccupa di trasmissioni ignobili come quelle trasmesse dalle reti del padrone (e non solo), ma mira a controllare le notizie sui festini. Lo schifo si supera ogni giorno!

Lunedì RAI3 trasmetterà il film Il trasformista, interprete Luca Barbareschi: quando il cinema diventa realtà!

Gli avvocati dello stallone dicono che sono fotomontaggi: Non ho capito: fotomontaggi o foto di montaggi?

Il mondo bancario è da tempo il postribolo capitalistico: accumula ricchezze, non produce nulla ed è causa di crisi. Ma come si permettono i cafoni di Mediobanca di usare l'Inno alla gioia di Beethoven per pubblicizzare una banca? Ritirare i depositi!

Dopo essersi occupato esclusivamente della casa di Montecarlo e delle note dello staterello di Santa Lucia, l'ignobile cosiddetto ministro degli Esteri di questo altrettanto ignobile governo ha finalmente, con flebile voce, rilasciato un insulso parere su quanto sta succedendo in Egitto e parlato della saggezza di Mubarak. Un altra vergogna di questo nostro povero Paese!




domenica 6 febbraio 2011

MAI FINE ALLA VERGOGNA

Una delle ultime usuali e indecenti telefonate del capobanda erano dirette al cosiddetto gruppo dei responsabili. Il TG3 ha mandato in onda il gruppetto, dieci in tutto, che ascoltava estasiato le stronzate dell’acquirente. Bastava guardare bene le facce di questi mascalzoni, in prima fila ovviamente Scilipoti, per avere una ulteriore conferma dell’abisso nel quale il Paese precipita. Tutti o quasi di età media fra i cinquanta e i sessanta, qualcuno oltre, forse rifatto. Gentaglia che ha venduto al padrone, esentasse, quel che restava della propria miseria morale e civile. Poi lo stesso telegiornale ci ha informato di un’altra telefonata, diretta questa a un’altra riunione di irresponsabili, gli amici di quel Pionati che, quando stava al TG1, costruiva panini in difesa dei governi della destra (il panino, ricordo, è il sistema informativo che mette in fila governo, opposizione, maggioranza di governo, con poco spazio al prosciutto e chiusura per chi comanda): insomma, il vero antesignano di Minzolingua. Non meravigliano quindi i toni dei soliti servi contro la manifestazione di Milano, anche se i cicchitto e i capezzone si sono superati: considerare che Eco e Zagrebelski, per citare solo due dei presenti, siano dei pericolosi sovversivi è davvero fuori misura.


Non mi stancherò mai di pensare e dire che, per quanto si possano attribuire all’opposizione colpe gravi (una sostanziale inerzia, la mancanza di una vera e credibile proposta alternativa, una specchiata moralità, e chi più ne ha più ne metta), resta una differenza di fondo con l’attuale maggioranza: una differenza che attiene ai pericoli e ai rischi concreti che corrono la democrazia e la legittimità costituzionale.
Non mi stancherò mai di pensare e dire che i difetti, i limiti, le insufficienze anche gravi dell’opposizione possono essere curati ed eliminati gradualmente soltanto se il Paese riuscirà a liberarsi di B e della sua grande banda. Cioè, quei limiti, quei difetti, quelle colpe, possono essere eliminati quando sarà possibile instaurare una dialettica fra cittadini e governo che permetta una discussione, anche accanita, di merito e non sulle bassezze o sugli imbrogli che caratterizzano l’attuale amministrazione del potere. Quando non saranno più decisivi individui spregevoli come gli irresponsabili.
Continuiamo allora, se siamo capaci di farlo, a provare a risolvere il problema principale dell’oggi: convincere gli astensionisti che sono i migliori amici di B e della sua banda. E’ loro la responsabilità del fatto che questi cialtroni, che raccolgono a malapena meno di un terzo dei consensi dei cittadini aventi diritto di voto, continuino a dire che sono votati dalla maggioranza degli italiani. E per provare a convincerli è assurdo continuare a dividersi e frammentarsi in gruppetti sempre meno consistenti, capaci solo di offrire a qualche leaderino l’illusione di contare qualcosa. Sventolare una bandiera è sempre una bella cosa, ma se devo sventolarne tre alla volta per far credere di essere in tanti è soltanto una manifestazione penosa.

Giuliano Giuliani

giovedì 3 febbraio 2011

PADRI SILENZIOSI

Un caro amico, Loris, mi ha invitato a leggere una sua risposta, garbatamente polemica, all’articolo di Claudio Fava apparso sull’Unità del 22 gennaio scorso, intitolato: “Il silenzio dei padri per le notti di Arcore”. Dice Loris (http://a-sinistra.blogspot.com), giustamente, che non si deve generalizzare, ma devo dire che non mi è parsa affatto questa l’intenzione dell’articolo. Anzi, se si leggono alcune intercettazioni, occorrerebbe sottolineare che non di silenzio si è trattato, ma di sollecitazione e di invito a frequentare il bordello di Arcore per trarne vantaggi propri e per la famiglia. Certo, questa è la telefonata di “un” cosiddetto padre, ma quale e quanta parte del Paese questo “un” è in grado, purtroppo, di rappresentare? E quelle decine di madri che davanti al teatro nel quale si svolgeva una selezione per veline invitavano le proprie figlie a “scoprirsi un pochino”? Certo, non tutte le madri delle ragazze aspirano al ruolo di maitresse, ciò non toglie che anche quella sia stata una spia della degenerazione che sta colpendo la società. E quelle anzianotte che intervistate per strada ripetono le sciocchezze dell’Emilio servitor di due padroni (Lele e B)?
Allora, non generalizziamo ma guardiamo con serissima preoccupazione e grande attenzione quello che ogni giorno viene a galla. Valutiamo, facciamo i conti, come spesso mi capita di suggerire, sforziamoci di quantificare e di capire.


Mi avvalgo intanto delle parole di Stendhal. Il curato, che convince Julien Sorel ad abbandonare la vocazione, gli dice: “ Potrete far fortuna, ma bisognerà nuocere ai disgraziati, adulare il sottoprefetto, il sindaco, le persone stimate, e servire le loro passioni: tale condotta, che nel mondo si chiama saper vivere, può per un laico non essere assolutamente incompatibile con la salute eterna. Ma, nella nostra condizione, dobbiamo scegliere: si tratta di far fortuna o in questo mondo o nell’altro, non c’è via di mezzo.” A parte il fatto che anche nella condizione del curato si fanno porcherie della peggior specie (anche qui, senza generalizzare!), il messaggio è chiaro. E’ del 1830, ma potrebbe ripetersi tal quale. Solo che per noi c’è, eccome, una via di mezzo. Ed è quella di condurre una vita normale, non per aspirare a un’incredibile fortuna nell’altro mondo, ma per poter guardare gli altri negli occhi e poter essere guardati senza disprezzo o commiserazione.
Allora, abbandoniamo la poesia e passiamo ai numeri. 1) Le famiglie sono più povere (meno 2,7%), con una accentuata differenza fra Nord e Centro-Sud. A parte la solita questione delle percentuali che ingannano (la storia del pollo è ancora più valida, se è vero come è vero che metà della ricchezza nazionale è nelle tasche di un decimo della popolazione), risulta che, soprattutto al Sud, il calo è inferiore al 2%. Si scopre che Sicilia e Calabria sono le regioni nelle quali, così dice l’ISTAT, il calo è stato ancora meno sensibile. Che c’entri qualcosa l’economia mafiosa e ‘ndranghetista? 2) L’inquinamento malavitoso nei comuni del Nord è devastante. C’entra qualcosa la rinnovata volontà di impedire le intercettazioni, modificare le regole di accertamento dei reati, riparlare di processo breve, attaccare giudici e magistrati senza distinguere (poi si scopre che anche i giudici “laici” sono dei briganti, anzi dei brigandì!)? 3) La disoccupazione giovanile è in costante aumento, ma aumenta anche la precarizzazione di quelli che riescono a trovare il lavoretto. C’entra qualcosa il baluginare carriere rapide in politica o in tv con i compensi corporali? 4) I sondaggi dicono che l’astensionismo è altissimo (oltre il 40% del corpo elettorale). C’entra qualcosa la mancanza di proposte concrete sulle quali far misurare la voglia di uscire dal fango e guardare avanti con un po’ di serietà?
Insomma, non tutto è berlusconismo, nel senso che si riaffacciano problemi antichi, riconducibili al famoso rapporto di forze esistente fra ricchi e poveri, tra padroni e servi, tra imprenditori e sottoposti, insomma, per usare un linguaggio antico, tra capitalismo e forza lavoro. Un rapporto che sarebbe ridicolo pensare di sconfiggere oggi con gli schemi del passato, ma che bisogna modificare con proposte precise. Una di queste è la intangibilità della Carta Costituzionale (articolo 41, non è un caso che vogliono riformarlo) insieme con la strenua difesa del contratto nazionale di lavoro per i diritti dei lavoratori; l’altra è la leva fiscale: tassazione feroce delle rendite finanziarie, aumento delle aliquote sui grandi redditi (la Camusso ha proposto di colpire i redditi lordi oltre gli 800.000 euro, può essere un primo passo), lotta spietata all’evasione e, lo ripropongo qui, pubblicazione degli elenchi degli evasori scoperti, perché voglio sapere a chi non richiedere più prestazioni lavorative e professionali. E poi, certo, un ripensamento sulle lenzuolate e sulle liberalizzazioni: basta l’esempio del basso livello al quale è giunto il trasporto ferroviario, liberalizzato di nome (ma la logica è quella), in Italia: bei treni per i ricchi su alcune linee a grande percorrenza e treni puzzolenti (quando ci sono) per milioni di pendolari.
Per affrontare questi problemi c’è comunque una condizione preliminare: cacciare il capobanda di Arcore. Non ci può più essere equivoco su questo punto. Ha ragione Loris quando dice che per ripulire il paese dal berlusconismo occorreranno decenni (magari anche con un’autocritica di tanti padri e tante madri), ma il punto è che senza la cacciata di B gli anni rischiano di diventare cinquanta! Non vi è dubbio che occorre provvedere a restituire dignità e cultura civile al Paese, ma anche ciò diventa improponibile con la permanenza di B, perché questa presenza sempre più anomala al governo di in un Paese che voglia considerarsi civile comporta la diffusa presenza di ominicchi (e donnicchie), veri e propri quacquaracqua (come direbbe Sciascia) in ogni ganglio istituzionale, tutta robaccia che senza Berlusconi sarebbe destinata alla scomparsa dalla scena pubblica.
Proviamo a pensarci. Sul serio.

Giuliano Giuliani