mercoledì 9 febbraio 2011

ECONOMIA IN FUMO

La cronaca odierna della conferenza stampa di B dopo il consiglio dei ministri ci ha mostrato un Tremonti che, dopo aver dichiarato che non c’è una lira, ha abbandonato il tavolo per impegni che riteneva più importanti. Insomma, si corre il rischio di provare simpatia persino per Tremonti!
Prima c’era stato il solito delirio di B contro i magistrati che lo perseguitano, ma questa volta le parole usate sono andate anche oltre la consuetudine. La conferma è venuta dal gruppo dirigente del predellino che, riferendosi in particolare ai giudici di Milano, ha parlato di “avanguardia rivoluzionaria”! Non c’è da scherzare, credo che i pericoli per la tenuta parademocratica del Paese siano in fase crescente e non vanno assolutamente sottovalutati limitandoci a credere che prima o poi “adda passà ’a nuttata”!
Poi, e questi sono gli aspetti che inducono a illuderci che prima o poi la burlesque passerà, si è passati a illustrare le scoppiettanti misure per uscire dalla crisi e portare a soluzione i gravi problemi di milioni di cittadini. Il piano casa, lanciato due anni fa, deve ancora essere aggiornato; gli incentivi alle imprese si daranno non si sa quando e come; la modifica dell’articolo 41 della Costituzione, per dare campo ancora più libero alle scelte degli imprenditori, richiede un paio di anni di tempo, per gli impicci che la stessa Costituzione pone all’azione di governo (così, ovviamente, pensano e dicono i cialtroni della destra, e questa volontà di modifica della Costituzione è uno degli aspetti gravi del pericolo da essi rappresentato, considerando oltretutto che l’articolo in questione prevede già la libertà d’impresa, purché non “in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”: se lo si vuole modificare è perché si vogliano intaccare, ancor più di quanto già lo siano, i diritti dei lavoratori). Insomma, cialtronate che persino l’anarchica insurrezionalista presidente della Confindustria si è rifiutata di commentare.


Neppure il provvedimento decisivo per le sorti dell’economia è passato. B voleva che i benzinai esponessero il prezzo settimanale dei carburanti (norma favorevole ai petrolieri), in cambio la possibilità di vendere le sigarette. Ma la protesta congiunta di tabaccai e benzinai ha bloccato la misura. Ora, che una sigaretta venduta dal benzinaio, invece che (o insieme al) dal tabaccaio, comporti un beneficio all’economia nazionale è una stronzata che neppure Tremonti ci saprebbe spiegare (e difatti aveva abbandonato la conferenza). Insomma, di tutto il can can è rimasto soltanto l’accanimento giudiziario. Continuo a non capire perché non ci decidiamo a scrivere sui muri che di accanimento ce n’è solo uno: quello di B a delinquere!

L’altra sera, a Linea notte, c’era anche Paolo Ferrero. La sua apparizione televisiva dopo due anni ci ha fatto scontare, per par condicio, quella di Storace. Ma non è certo colpa sua. Ha detto due o tre cose sacrosante, compresa la proposta di una tassa sui patrimoni come uno dei mezzi per trovare risorse da impiegare. Apriti cielo! Eppure la proposta non è affatto soviettista ma moderatissima: l’uno per cento per patrimoni di un milione di euro (traduco: diecimila euro una tantum; come dire che se estendessimo la patrimoniale ai redditi, un Marchionne, che di euro stock option incluse ne incassa 120 milioni, finirebbe col pagare solo poco più di un milione!).

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