Non è uno sciopero come gli altri quello deciso dalla FIOM per il 28 gennaio prossimo, questo è certo. Non è in gioco una vertenza, come le tante per le quali si è lottato in anni diversi. E’ in gioco davvero un pezzo decisivo della democrazia. Si tratta di stabilire se per sopravvivere è giusto perdere diritti fondamentali e ridursi in forme di vera e propria schiavitù, o se questa aberrante prospettiva va respinta con forza e con sdegno.
Quali sono questi diritti fondamentali? In primo luogo quello di scegliere da chi essere rappresentati in una parte decisiva della nostra vita, quella che trascorriamo nei luoghi di lavoro, cioè un fondamento della democrazia rappresentativa: sei contro l’accordo, dice Marchionne, e allora non esisti.
Il diritto a sopravvivere ai ritmi di lavoro imposti dalla catena di montaggio, basta ascoltare i racconti di quelli che lo fanno da venti o trent’anni, che non sembrano proprio “fannulloni”.
Il diritto ad ammalarsi, conseguenza non rara con quei ritmi di lavoro e con le condizioni spesso presenti in fabbrica, e magari anche ad essere curati, cosa sempre più complicata nel Paese.
Il diritto a non essere presi in giro. Cito qui l’aumento di salario concordato: 360 euro lordi all’anno! Traduciamo: detratti gli oneri previdenziali e le tasse, un po’ meno di 20 euro netti al mese, neanche un caffè al giorno, a meno di consumarlo nelle macchinette che Marchionne generosamente installerà all’interno dei reparti, pausa permettendo.
Sono diritti faticosamente conquistati con decenni di lotte sindacali che la destra sta quotidianamente sbriciolando: bastava vedere il ghigno del ministro Sacconi che commentava l’accordo firmato da CISL e UIL e da un po’ di altri sindacati di comodo.
Che cosa possiamo fare, allora? Offrire ai lavoratori metalmeccanici la nostra solidarietà, parlarne con le persone che incontriamo, svelare le manovre, contrastare un’informazione di comodo che è già partita con il tam tam sugli estremisti di sinistra che vogliono distruggere la FIAT, convincere gli elettori del PD che è giusto rimandare ai mittenti le considerazioni dei vari D’Alema, Fassino e Chiamparino,
fare gruppo. Insomma, fare Politica, quella con la p maiuscola, appunto.
Da qui al 28 gennaio c’è un mese, un mese che può essere importante per le sorti del Paese. Utilizziamolo al meglio. Magari anche condividendo questa nota.
Giuliano Giuliani