Sull’Unità di oggi Francesco Piccolo conclude il suo pezzo politico ironico così: il PD è come i bambini dell’asilo, che sono fidanzati con le bambine dell’asilo, ma le bambine non lo sanno. Alla ricerca di alleanze senza avere deciso per fare che cosa, se non un sempre più vago e generico “via B”.
Ecco, è proprio il “che fare” che continua ad essere praticamente assente dalla scena politica, e potremmo aggiungere il “per chi fare”. Anzi no: perché se si decidesse prima il “per chi fare” sarebbe più facile far discendere il che fare. Il dilemma non è estraneo neppure alla sinistra, oggi extraparlamentare soprattutto per i suoi errori e le sue debolezze. D’altra parte, nella situazione politica attuale, non si può prescindere dal “con chi fare”, altrimenti sono chiacchiere (e mi insegnava mia nonna napoletana – qui ovviamente lo traduco – che “chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco dei pegni non le impegna”). E così il dilemma diventa un trilemma.
Allora, proviamo a dire che si vuole rinnovare la politica per rispondere alle domande poste da quel blocco sociale (è espressione persino troppo grossa quanto a ottimismo) che sembra si stia delineando: operai a rischio lavoro, precari, operatori della cultura, un po’ di artigiani e giovani studenti, universitari e delle scuole superiori. Devi aggiungerci un buon numero di pensionati (quelli attuali!), altrimenti non fai il quorum. Per rispondere alle domande di questo “blocco” il “che fare” è facile da individuare: rispetto dei diritti e della sicurezza sul lavoro; un salario adeguato; garanzie di continuità dopo una flessibilità ridotta all’osso; valorizzazione di una risorsa essenziale per l’economia del Paese, la cultura appunto; aiuti concreti, in termini di valorizzazione della qualità dei prodotti; una scuola e una università riportate all’optimum che erano riuscite a raggiungere negli anni sessanta e settanta; aumento delle pensioni minime.
Dove si trovano i soldi? Impegno davvero serio nella lotta all’evasione (si parla di qualche centinaio di miliardi di euro, l’equivalente di decine di leggi finanziarie), tracciabilità, basta condoni, pene severissime per chi evade (il mio sogno è vedere qualche ricco in galera, lo fanno perfino negli Stati Uniti!), utilizzo dei beni sequestrati alle mafie (e non restituzione come vogliono fare questi banditi al governo), riforma fiscale con aumento delle aliquote sui grandi patrimoni e sulle grandi ricchezze. Insomma, i soldi si possono trovare, l’importante è volerlo. E qui sta il punto.
Il PD è indispensabile, nella fase attuale, per un’alternativa a B. Ma i dubbi sulla credibilità del PD fanno venire i brividi. Come puoi pensare che si oppongano alle decisioni tiranniche di Marchionne individui come Fassino, Chiamparino, per non parlare di Ichino, che è d’accordo con i deliri di Sacconi nel giudicare gli accordi separati di Torino come l’avvio di una fase nuova che “farà scuola”? Certo, è dura, ma resta la considerazione che un cambio di governo è urgente perché così il Paese peggiora la sua rovina e non possiamo permetterci di attendere tempi migliori.
Io credo che l’urgenza è mettere insieme una forza di sinistra che condizioni il PD e lo obblighi a scelte sufficientemente coerenti con quel “per chi fare”. La “sufficienza” dipende proprio dai rapporti di forza che puoi mettere in campo.
Io la penso così. E voi?
Giuliano Giuliani
1 commento:
se non cambia la legge elettorale, non cambierà nulla. le firme x il referendum del primo V-day sono sepolte in un cassetto, basterebbe riuscire a tirarle fuori....
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