Silviuzzo
è un passerottino che svolazza leggiero (la i sottolinea la pronuncia meridionaleggiante).
Ha detto proprio così, lunedì scorso, una sguaiata vegliarda berlusconiana, capigliatura
di recente tintura lussureggiante, davanti al tribunale milanese. Mentre svolazza,
il passerottino è riuscito: 1) a umiliare ancora una volta il Paese con l’accordo
farsa sulla missione libica, la cui sostanza è stata ridicolizzata dagli
alleati nel giro di pochi secondi; 2) a far incazzare un po’ dei suoi con la
designazione del contabile a successore, peraltro ridimensionata dopo poche ore;
3) a rimpastare il governo, assegnando nove posti di sottosegretario ai
mercanti di responsabilità (brilla fra questi un aiuto cuoco in famiglia, buongustaio
a suo dire, incaricato di un alto controllo sulle adulterazioni alimentari); 4)
a promettere la costituzione di altri dieci sottosegretariati (ci vorrà un
provvedimento legislativo ad hoc per superare i limiti attualmente fissati),
per calmare le ansie ribollenti di alcuni responsabili (un vecchio paninista del
TG1 in prima fila) che, delusi dai mancati premi, potrebbero compiere atti di
vera e propria irresponsabilità, come ad esempio la riscoperta di un minimo di
dignità. Il tutto in tre giorni (sulle notti è calato il silenzio).
Intanto
si umilia la decenza democratica e si truffano i cittadini con la soppressione di
fatto di tutti i referendum, perché è sempre più difficile convincere la gente
ad andare a votare anche solo per dire di NO al legittimo impedimento.
Intanto
la benzina e il gasolio corrono, il contabile guarda con soddisfazione alla
crescita delle accise mentre i petrolieri continuano i loro voluminosi incassi,
destinabili da alcuni ad altri investimenti in deludenti imprese calcistiche,
deludenti per chi ancora purtroppo pensa al tifo come a qualcosa di serio, perché
per gli impresari sono sempre e soltanto business.
Intanto
la disoccupazione giovanile cresce a ritmo giornaliero e aumentano le crisi
industriali, la cassa integrazione, la messa in mobilità, il disastro di un
economia senza timone e senza rotta.
Ma
intanto, quello che si sente dire nella opposizione parlamentare è che ci vuole
crescita, è che ci vuole nuovo sviluppo. Frasi vuote e pericolose, che non significano
più nulla, anzi peggio. Mai, neanche per sbaglio, che si senta dire che occorre
una nuova, gigantesca redistribuzione, attraverso strumenti fiscali e
legislativi, capaci questi ultimi di restituire e rafforzare diritti a chi ne è
stato privato nei fatti. La beatificazione dello sviluppo serve solo a far
giudicare positiva la proposta delle 50 mila Maserati, ma dove, ma quando! Mai
che si senta dire che occorre un nuovo piano pubblico di controllo e gestione
di servizi essenziali e di reparti industriali di eccellenza. Mai che si senta
dire che i grandi evasori (e anche un po’ di medi) devono sostituire nelle
carceri gli immigrati clandestini e che i loro reati devono essere considerati
almeno come la associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al
saccheggio dell’economia del paese (in questo caso l’associazione può essere
ammessa anche in caso di non conoscenza conclamata dei protagonisti del reato, perché
in effetti si tratta davvero di una banda!).
No,
cose troppo serie e impegnative. Intanto occupiamoci con passione necrofila del
dibattito in corso sulla trasmissione o meno delle foto del corpo di Bin Laden
e su tutta la dietrologia che si infiamma intorno all’argomento. Tanto è sicuro:
fra qualche giorno i cattivi maestri della informazione manipolata qualche
altra cosa su cui concentrare l’inutile attenzione delle masse la trovano.
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