mercoledì 2 marzo 2011

EURO AL SECONDO

Qualche calcolo può essere spesso illuminante. Così come tradurre in cifre comprensibili e confrontabili le questioni sociali (e politiche) può servire. Me lo conferma quanto segue.


È notizia di ieri: la rendita finanziaria di Berlusconi ha raggiunto l’anno scorso la sommetta di 165 milioni di euro, l’equivalente del reddito netto di tredicimila operai. Notava giustamente Concita De Gregorio sull’Unità che quella montagna di reddito (senza aggiungere quelle che competono alla figliolanza) è tassata, in base alle folli regole in vigore, al 12,5%, mentre il reddito di un lavoratore è tassato mediamente al 25%.
Aggiungo per comprensione qualche esplicitazione. Se la sommetta di cui beneficia B fosse considerata come qualunque altro reddito e non come rendita finanziaria, in base alle regole attuali tutta la parte di entrate eccedente i 75.000 euro (soldi che nel caso di B sono impiegati nell’acquisto dei preservativi, specialmente dopo la telefonata di una di quelle povere ragazze che si felicitava di non aver contratto l’AIDS) verrebbe tassata al 43%. Cioè B dovrebbe pagare, oltre quello che paga oggi, altri 50 milioni di euro.
Col decreto mille proroghe, tanto per fare un esempio, hanno tolto all’assistenza oncologica 5 milioni. Per i danni dell’alluvione in Liguria dovrebbero arrivare 100 milioni di euro. Con 50 milioni di euro si potrebbe aumentare di 100 euro mensili la pensione sociale di quarantatremila pensionati poveri, ecc., ecc.
E al povero B rimarrebbero comunque novantaquattro milioni di euro da godersi, cioè quasi 8 milioni di euro al mese, cioè 270 mila euro al giorno, cioè più di diecimila euro all’ora (comprese ovviamente quelle notturne che sembrano, per B, le più impegnative), cioè 170 euro al minuto, cioè 3 euro al secondo.
Cioè per ogni bambino che muore di fame al mondo lui si metterebbe comunque in tasca 3 euro. Forse c’è un nesso.


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