Ogni tanto la soluzione di un gioco enigmistico ti propone la frase di un autore che merita di essere ricordata. È il caso di: “Chi apre la porta di una scuola chiude una prigione”.
La frase è di Victor Hugo, la Gelmini non la ha sicuramente letta ma qualcuno deve averle detto qualcosa di simile e allora… vai con i tagli, le chiusure, i precari, lo spoglio progressivo di una delle più importanti e serie istituzioni del Paese: la scuola pubblica.
Per fortuna sono in tanti ad essersene resi conto. Studenti, insegnanti, precari e non, direttrici didattiche e presidi. E oggi fanno già parte di quel movimento informale che riempie le piazze, invade la rete, comunica e organizza, manifesta la propria indignazione. Crescente.
Una ragione in più, così si dice spesso, perché la politica si svegli e cominci a dare risposte. Ecco, io credo che anche questa frase cominci a sapere di vecchio e stantio. La politica (sottintendo LA SINISTRA!) non può pretendere, nello stato di debolezza e confusione in cui versa, di poter dare risposte. Deve saper ascoltare, aprire bene le orecchie e magari anche il cervello e il cuore. Imparare la lezione. E cominciare a fare le cose che quelli che si indignano, sempre più numerosi, chiedono e pretendono.
Come fare? Una delle grandi questioni è la insufficienza dei gruppi dirigenti. Non si deve generalizzare, non per buona educazione o buon gusto, ma per ragionevolezza e obiettività. In ogni caso deriva dalla somma di responsabilità individuali e collettive, dall’uso personale del potere (parliamo sempre di un potere ridotto), dalla smania di rappresentatività. Ma a questa responsabilità non possono sottrarsi tanti di noi che ci siamo ritirati nell’angolo ad esprimere lamenti invece di condurre le giuste battaglie politiche all’insegna della partecipazione. Continua a non convincermi l’idea che la partecipazione sia quasi del tutto scomparsa perché nessuno te la chiedeva. No, se non abbiamo più partecipato è perché quel modo subalterno e la pigrizia alla fine ci stavano bene.
Adesso l’esempio e l’impegno ci sono. Non ci resta che raccoglierli e farli nostri.
Ce la si può fare!
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