“In una città così grande e
così corrotta, non era stato difficile a (…) raccogliersi attorno tutti i
dissipati e i criminali e farne, si può dire, la sua guardia del corpo. Non
c’era degenerato, adultero, puttaniere, scialacquatore del patrimonio al gioco,
al bordello, a tavola, non c’era uno indebitato fino al collo per riscattarsi
dall’infamia o dal delitto, non un parricida, un sacrilego d’ogni paese,
condannato o in attesa di giudizio, non uno di quei sicari e spergiuri che prosperano
sul sangue dei cittadini, non c’era infine che non fosse dei suoi. E se
capitava a qualcuno, ancora immune da colpe, d’entrare nel giro, i rapporti
quotidiani, le tentazioni, ben presto lo facevano diventare come gli altri”.
Sembra proprio cronaca recentissima,
la descrizione di un potente del quale paghiamo tragiche conseguenze. Somiglia
soltanto, anche se moltissimo. Ma si riferisce a un personaggio di più di
duemila anni fa: i puntini fra parentesi stanno per Catilina, l’autore è
Sallustio e il testo è, appunto, “La congiura di Catilina”.
La citazione, tuttavia, non
serve soltanto a indurre la considerazione che una costante della storia è la
sua ripetibilità, o la riflessione che, in fondo, duemila anni sono solo una
breve parentesi. O ancora, che in duemila anni non si sia ancora riusciti a
creare opportuni anticorpi per evitare che simili individui possano calcare le
scene del potere. No, da quelle pagine esce anche una amara verità: l’uso
spregiudicato della cultura, dell’informazione, il danno che uomini del sapere
come Sallustio, proni al servizio dei potenti e dei ricchi, hanno procurato
alla società. Catilina non era affatto quello descritto, nonostante tutti i
difetti che gli si possono attribuire pensava di sconfiggere e di abbattere il potere
del privilegio dal quale derivava tutto il malessere sociale che Sallustio
attribuisce ai seguaci di Catilina.
Quanti sono i Sallustio di
oggi? Tanti, purtroppo, dai più sfacciati e indegni a quelli più subdoli, e
quindi ancora più pericolosi, perché accattivanti, simpaticoni diciamo oggi.
Una nota a margine. Ho letto
“La congiura di Catilina” in uno dei libretti con testo a fronte che
accompagnano il “Corriere della sera”. E’ una delle rarissime operazioni serie
di quel giornale: nonostante, a volte, le asfissianti quanto inutili prefazioni
dei vari Mieli e Battista, offre la possibilità di riaffacciarsi al latino e al
greco e soprattutto di recuperare letture che i tempi della scuola, e
soprattutto della società, ci avevano costretto a tralasciare.
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