mercoledì 15 dicembre 2010

Una brutta giornata

Provo a riprendere il filo.
B compra cinque voti e un astenuto e ottiene la fiducia, mentre fuori del palazzo un po’ di individui chiamati bb offrono immagini altrettanto indecenti. C’è un rapporto, al di là dell’identità delle iniziali? Sì, sicuramente di fatto. Infatti B si salva ancora dai processi che lo attendono e milioni di creduloni immaginano che gli studenti, gli abitanti di Napoli e Terzigno, i terremotati dell’Aquila, cioè le migliaia che ieri manifestavano contro le brutture del governo, siano violenti e pericolosi: comunisti, insomma, o almeno vagamente di sinistra. E’ stato così anche a Genova: trecento individui infiltrati da poliziotti e carabinieri liberi di spaccare e bruciare, e poi 26 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio (per quindici di loro, in appello, pene lievi cadute in prescrizione perché avevano reagito a cariche violente e ingiustificate dei reparti speciali dei carabinieri). Ma sono ancora in molti ad essere convinti della bufala dei manifestanti violenti. Il risultato è sempre lo stesso: le ragioni della protesta vengono ignorate e in primo piano ci sono le molotov, le mazze e i bastoni. Per ciò penso che sia una vera stupidaggine commentare gli episodi di Roma come effetto di una rabbia crescente: tutto il contrario, azioni insensate di piccoli gruppi organizzati che si assumono anche la responsabilità degli arresti di persone sulle quali ricadono anche le loro colpe (tornano persino i numeri di Genova: anche a Roma gli arresti sono confermati per 26 persone).
Ma la cronaca di martedì 14 suggerisce un’altra considerazione. Non è assolutamente sufficiente dichiararsi contro B, o chiederne le dimissioni, o esporre striscioni con la scritta “sfiduciamolo”. Non è sufficiente fare la voce grossa, anche in Parlamento, se poi si candidano persone disponibili al mercanteggio del proprio voto. E’ questo il limite dell’attuale opposizione parlamentare.
La sconfitta di B non può prescindere dalla graduale rimozione del berlusconismo, si dice spesso. Certo, ma è ancora più necessario convincersi che il berlusconismo è senza dubbio l’aspetto penoso della perdita di dignità e di cultura di un paese, ma poggia su una base di ineguaglianza sociale e di disparità di diritti. E sono proprio gli obiettivi di uguaglianza e di diritti per tutti a partire dai più deboli che possono costituire una vera alternativa a B e al suo immorale potere.
Questi obiettivi caratterizzano una politica di sinistra. Ed è la sinistra che va unita e ricostituita. E’ la sinistra che deve riconquistare una presenza in Parlamento per condizionare l’attuale opposizione e costruire una reale alternativa al berlusconismo.

Giuliano Giuliani

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