martedì 18 gennaio 2011

COSA NON SI FA PER L’OTTO!

Qualche giorno fa un giovane amico mi ha offerto una sottilissima e cattivissima interpretazione dell’invito papale rivolto ai genitori: date ai vostri figli nomi italiani. Il miglior nome a cui avrà pensato il papa, ha commentato quel mio amico, è Otto, nel senso, ovviamente, dell’Otto per mille.
Ecco, il titolo di questa nota andrebbe corretto: COSA SI FA PER L’OTTO. Cioè, si tace. Sì, un silenzio assordante quello della gerarchia, e non solo, sulle recenti oscenità del capobanda di Arcore. Silenzio che si può comprendere solo come scambio. E non solo per l’otto per mille.
D’altra parte lo aveva capito bene Costantino già millesettecento anni fa, che andare d’accordo con la chiesa crescente poteva garantire il potere. E quel groviglio di interessi e di scambi si è fatto nei secoli sempre più intrecciato: dominio delle coscienze e dominio degli interessi assolutamente materiali, che sulle coscienze finiscono con il prevalere quasi sempre.
Certo, con l’otto per mille pubblicizzano che si fanno tante opere di bene meritorie, poi si scopre che quasi l’80 per cento dell’immenso gettito è destinato al mantenimento della struttura. E la struttura serve, con la complicità del potere, per garantire che leggi assolutamente degne di un paese civile, come l’aborto e il divorzio, possano essere messe in discussione (tranne la fornitura eucaristica al capobanda), e che altre leggi altrettanto degne, come il fine vita, la procreazione assistita o la ricerca sulle e con le staminali, vengano ostacolate, impedite o combattute con tutti i mezzi. Alimentando vere e proprie campagne di consenso verso la peggior coalizione della storia repubblicana e mantenendo una parte dei cittadini in una condizione di oppressione psicologica che nulla ha a che vedere con una fede legittima.
E questo è il punto. La grande stagione dell’illuminismo, e poi quei grandi pensatori che ci hanno ben spiegato come la religione sia l’oppio dei popoli, hanno provato a rimettere, sia pure con qualche forzatura, le cose in equilibrio. Ma resta la considerazione che il vivere la fede con onestà razionale, come molti amici credenti mi dimostrano, e non come effetto di un pagano feticismo, dovrebbe far emergere indignazione non solo per le porcherie di Arcore ma anche, e forse persino di più, per il silenzio della gerarchia. Insomma, non si può accusare di omicidio una madre abortista o un ricercatore su una cellula e poi bersi una serata di bunga-bunga.

Giuliano Giuliani

P.S. L'Osservatore romano continua a tacere, mentre il giornale dei vescovi, l'Avvenire, ha sollevato il problema. Meglio che niente.

1 commento:

loris ha detto...

più che Costantino fu il Papa di allora che comprese che il potere era più interessante che non la parola di Cristo, e Costantino ebbe la genialità di farsi una canna o un acido per annunciare la visione della croce luminosa durante la battaglia di Saxa Rubra....e da quel momento una mano lava l'altra... e tutte e due lavano il viso. I cristiani dopo essere morti sbranati dalle fiere nei circhi romani ora morivano pure per l'imperatore, mentre le gerarchie tramutavano in un bordello a cielo aperto Roma.
C'è chi militando nelle file della chiesa, ha fatto scelte di campo precise. La teologia della liberazione ha fatto anche armare preti per combattere a fianco dei ceti meno abbienti specialmente in america latina. Don Gallo e altri l'hanno fatta nelle strade di città.
Un 8 per mille amaro per chi si occupa di volontariato e assistenza ai più deboli.