Comincio dai numeri. Dei 5434 dipendenti di Mirafiori hanno votato 5119; 59 le schede bianche e nulle; voti validi, quindi, 5060, il 93,1% degli aventi diritto.
Una prima osservazione sorge spontanea. Se le forze politiche di centrosinistra avessero la capacità di chiamare una simile percentuale di cittadini al voto, probabilmente B lo avremmo mandato a casa da un bel po’ di tempo. Non è certo una novità che l’astensionismo punisce in primo luogo l’opposizione e la sinistra in particolare.
L’espressione di voto ha visto 2735 dipendenti favorevoli all’accordo (54%) e 2325 contrari (46%). Se analizziamo l’andamento del voto nei reparti (come è stato fatto con qualche errore di conteggio) abbiamo questi dati: gli operai hanno espresso 2314 Sì e 2305 No, mentre gli impiegati hanno votato in massa per il Sì (421 contro 20). Ci sono distinzioni anche nel voto operaio, perché nei reparti del montaggio (dove la riduzione delle pause ha colpito pesantemente) il No ha prevalso nettamente mentre dove esiste la possibilità del turno notturno continuativo (che accresce la busta paga per via dell’indennità) c’è stata una maggioranza di Sì. Sembra quindi che abbiamo avuto un qualche peso nella decisione di voto le condizioni materiali e contrattuali che caratterizzano la posizione lavorativa, oltre naturalmente al pesante ricatto messo in atto dal padrone.
In definitiva, il voto degli impiegati ha avuto senza dubbio un peso, ma non decisivo, perché anche fra gli operai ha finito col prevalere il Sì, anche se per soli 9 voti. Ciò nulla toglie allo straordinario risultato ottenuto dalla FIOM, che ha visto un consenso alle posizioni sostenute almeno doppio rispetto alla percentuale di iscritti. Soprattutto non toglie nulla al grande coraggio civile e politico che ha sostenuto coloro che hanno votato No.
In ogni caso, tuttavia, possono sorgere altre domande. E’ giusto che un impiegato, al quale nessuna norma aggiuntiva impedisce di usufruire della toilette più volte al giorno, decida se l’operaia e l’operaio alla catena debbano o non debbano godere di un diritto analogo? Sarebbe giusto che l’operaio e l’operaia della catena decidessero che l’impiegato debba manovrare la tastiera del computer con l’alluce del piede sinistro, perché così, intanto, con le mani sistema gli incartamenti?
E’ questo il senso del titolo di questa nota. E’ il limite della democrazia, ma non è stato ancora inventato niente di meglio, a ben vedere. Perché con tutti i limiti, con la democrazia quel risultato, che oggi ha visto prevalere l’assenso mal digerito alle imposizioni del padrone, può essere ribaltato, facendo crescere ancora una coscienza dei propri diritti, una coscienza politica diffusa e condivisa. Non fermiamoci a quei 410 voti in meno (ben poca cosa rispetto ai quarantamila che segnarono la sconfitta storica della classe operaia torinese trent’anni fa), tanto meno a quei 9 voti in meno. Cerchiamo di ripartire dall’esempio storico e coraggioso che gli operai del montaggio ci hanno fornito. E accresciamo le nostre convinzioni.
Una nota per farlo. Lunedì andiamo a vedere l’andamento dei titoli delle due nuove società inventate da Marchionne. E’ assai probabile che saliranno, e che costui vedrà aumentare ancora il profitto delle sue stock option, mentre i lavoratori di Mirafiori andranno in cassa integrazione, con congrua riduzione delle loro opzioni di sopravvivenza, fino a dicembre 2011. Per convincerci che si dovrà fare molto per riempire la democrazia di clausole di uguaglianza.
Giuliano Giuliani
1 commento:
Stiamo tornando indietro di 4o anni minimo!
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